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lunedì 18 aprile 2016

Considerazioni referendum trivelle, astensione, rabbia e nuove speranze

Considerazioni a freddo. Il Referendum si è concluso, è andata male, lo avevamo detto un po' tutti, lo si intuiva facilmente, l'affluenza si è attestata al 31,1 %, sono andati a votare quasi 16 milioni di italiani, il "si" ha vinto con l'85 % mentre i "no" sono stati il 14%. Numeri che oramai contano poco e che lasciano il tempo che trovano, resta il rammarico per aver sprecato milioni di euro  e per aver condotto una campagna referendaria molto confusionaria e ricca di inesattezze.
L'astensionismo italiano è divenuto una costante, non importa la tipologia della competizione elettorale, basti pensare che negli anni 80 la percentuale d'affluenza (per le elezioni politiche) arrivava al 90% mentre alle ultime consultazioni politiche del 2013 si è arrivati al 72%, un vero e proprio crollo. Disaffezione politica e apatia (disinteresse) rientrano sicuramente nelle cause principali dell'astensionismo, si tende a credere che oramai il voto non conti più nulla e che serva solamente ad ingrassare le tasche di qualcuno. Questa credenza è la più diffusa, ma ciò è la diretta conseguenza di ciò che oggi la politica italiana trasmette: un caotico agglomerato di persone in giacca e cravatta che si contende il primato di chi ha più ragione. Mi si vuole forse dire il contrario?
Chiaramente ci sono anche altri fattori che alimentano l'astensionismo, ma fondamentalmente  i motivi sopraelencati raggruppano una grossa fetta di elettorato che oggi è inattivo.
Ieri sera ho visto tantissimi di voi incavolati e giustamente sdegnati, qualcuno probabilmente si è già arreso o scottato, nulla di più sbagliato.
La politica è anche questa, il perdere fa parte del gioco della democrazia, qualche rappresentate del governo pensa che si tratti di una partita di calcio o di un banale gioco, e a suon di "ciaone" spera di risultare simpatico, tutto l'opposto, è per persone come certi esponenti politici che non bisogna arrendersi, anzi, proprio dalla politica ho appreso che da una sconfitta devono esserci tutti i presupposti per una vittoria futura, d'altronde qual è il bello della politica se non quello di non esaurirsi mai?
A chi per questo referendum ha votato per la prima volta, a chi si è impegnato per la prima volta, a chi lo fa da sempre dico: non smettete, impegnatevi (e impegniamoci) sempre e comunque a prescindere dal risultato, in politica una sconfitta non equivale alla perdita dei 3 punti o alla retrocessione in serie B, una sconfitta politica è solo un messaggio a cambiare strategia,programma, modi d'agire e cosi via, viceversa una vittoria non vuol dire crogiolarsi, non c'è una coppa  in palio, la vittoria in politica segna una passo difficilissimo ovvero l'attuazione pratica delle proprie idee, una vittoria se non saputa gestire si può trasformare nel peggiore delle sconfitte.
Ragazzi, ad Ottobre si terrà un referendum confermativo molto importante dove non è previsto alcun quorum, iniziate a leggere e capire di cosa si tratta, la prossima battaglia politica è già qui.

Benito

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