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venerdì 11 aprile 2014

Dove sono le Politiche Giovanili?

Riceviamo e pubblichiamo da Malpelo

Lascia il fegato marcio e l’amaro in bocca il precedente quesito. La risposta però è semplice: non esistono. Quando si parla di politiche giovanili si intende creare per tutti i giovani, all'insegna della parità, maggiori opportunità nell'istruzione e nel mercato del lavoro, e allo stesso tempo promuovere fra tutti i giovani la cittadinanza attiva, l'in­clusione sociale e la solidarietà. Ma dove risiede l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva nei giovani di Piazza Armerina? Probabilmente la causa che apparentemente può sembrare la più naturale è la disaffezione alla politica, all’associazionismo e soprattutto all’impegno sociale per la collettività. Ma è veramente tutta colpa della disaffezione da parte dei giovani o è anche una rilevante responsabilità politica dell’attuale amministrazione e delle amministrazioni precedenti?
Giorno dopo giorno veniamo presi continuamente in giro. Forse, nel tempo e tutt’ora, i nostri amministratori hanno creduto che qualche festa estiva potesse rincuorare i giovani del nostro paese, costretti ad andare fuori sede per divertirsi, ma anche per cercare un gruppo studentesco o universitario innovativo, un’associazione che si spende per una giusta causa e per sensibilizzare i giovani, o anche un partito politico giovanile per quei pochi che ancora oggi hanno il coraggio e la forza di crederci. Ma questo coraggio avrà vita breve. Abbiamo assistito allo scioglimento di sezioni politiche giovanili, alla frantumazione della consulta giovanile tanto attiva negli anni precedenti, alla perdita di coraggio da parte di giovani che credevano in qualcosa. I giovani, in questo paese, non hanno più voglia di mettersi in gioco, di dire quello che pensano, di divertirsi nel proprio paese senza andare a spendere 40 euro per arrivare a Catania e farsi una serata in discoteca con tanto di alcool e droga. “A Piazza Armerina non c’è niente”, questo è quello che dicono i giovani quando parlano. E’ una realtà deplorevole, disgustosa e anomala. Quando fanno i comizi sono però tutti bravi a parlare di giovani, perché è facile la ricetta del persuasore in un paese dove si sconoscono le politiche giovanili, tanto alla fine si sa che se ne parla una volta in campagna elettorale e mai più.
Per incentivare la partecipazione attiva basterebbe avere coraggio e puntare sui giovani, eppure raramente è stato così in questo paese. Avere coraggio significa credere nei progetti che propongono i giovani, sostenerli, collaborare con le loro proposte, incentivare la crescita e la fondazione di associazioni giovanili, proporre la reintroduzione della consulta giovanile nel nostro paese, ma soprattutto significa avere speranza nei giovani e dare speranza allo stesso tempo.
Probabilmente stiamo parlando di un sogno.
Un sogno in cui non si è fatto abbastanza negli anni precedenti e anche adesso.
Un sogno in cui abbiamo bisogno di giovani e amministratori pronti a mettersi a disposizione per realizzarlo.
Un sogno in cui però, prima dei giovani stessi, ha fallito la politica.



Malpelo

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