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venerdì 11 maggio 2012

Adolescenti, un'epidemia di sedentarietà.

Il 60% dei ragazzi trascorre 11 ore tra sedia e poltrona E il 40% pratica solo due ore di sport alla settimana] Il 60% dei ragazzi trascorre 11 ore tra sedia e poltrona
E il 40% pratica solo due ore di sport alla settimana

Una generazione seduta, con oltre il 60% degli adolescenti che trascorre tra le 10 e le 11 ore tra la sedia e la poltrona. Il dato proviene dalla quindicesima edizione dell’indagine annuale su «Abitudini e stili di vita degli adolescenti» realizzata dalla Società Italiana di Pediatria (su un campione nazionale rappresentativo di 2000 studenti di terza media), che è stata presentata a Roma nel corso del Congresso Nazionale della SIP. La causa principale di questa «epidemia di sedentarietà» è il sommarsi del tempo trascorso davanti alla televisione a quello trascorso a navigare in Internet, che dal 2008 è diventato un fenomeno di massa per gli adolescenti. Con l’aggravante che quest’anno la TV che da alcuni anni perdeva audience (non tanto in termini assoluti di baby-spettatori, ma in ore giornaliere dedicate alla visione) , quest’anno fa registrare un’inversione di tendenza e sono di nuovo aumentati coloro che la guardano per più di tre ore al giorno (17,3%).
Ma fiction e partite di calcio non si sostituiscono al PC e al web, che continua ad avere un trend in crescita. Sommando le 3-4 ore medie tra TV e PC/Internet (ma c’è un 5% che dichiara di superare le 6 ore al giorno) alle 4 ore passate nel banco a scuola (stima riduttiva), l’ora e mezza destinata a pranzo e cena, e l’ora e mezza dedicata ai compiti si arriva – in periodo scolastico – a 10 -11 ore di sedentarietà al giorno. Se è vero – sostengono gli esperti della SIP - che nel calcolo delle 10-11 ore seduti c’è probabilmente un “overlapping” generato da due cattive abitudini (una di vecchia data, una recente): consumare i pasti guardando la TV e studiare rimando collegati via Internet con gli amici, è altrettanto vero che dal computo si è escluso ogni altro momento di inevitabile sedentarietà quotidiana (dall’ascoltare musica a seguire qualche corso extrascolastico di tipo non sportivo, ai pomeriggi trascorsi “sul divano” a chiacchierare con le amiche o a giocare ai videogiochi), per cui il calcolo, minuto più minuto meno, resta più che attendibile

ATTIVITA' SPORTIVA - E non consolano i dati sul tempo che gli adolescenti dichiarano di dedicare all’ attività sportiva, che derivano da un approfondimento «Adolescenti e Sport» che la SIP ha realizzato in collaborazione con la Federazione Medico Sportiva Italiana (FMSI). Circa il 40% (44% delle femmine) oltre alle due ore (lorde) di “educazione fisica” previste dall’orario scolastico, o non pratica alcuna attività sportiva o pratica sport per meno di due ore alla settimana. E non è un caso che siano proprio i grandi utenti di TV e Internet ad essere rappresentati in percentuale maggiore tra i poco o per nulla sportivi. «Questi dati ci preoccupano non poco», afferma il Presidente della Società Italiana Pediatria Alberto G. Ugazio. «La sedentarietà, come è noto, è un determinante importante dell’obesità, quindi della sindrome metabolica come fattore predisponente delle principali malattie cardiovascolari degenerative e tumorali dell’adulto e dell’anziano. D’altro canto non bastano certo le 2 ore a settimane di sport per recuperare le tante ore passate seduti. Ulteriore conferma degli stili di vita errati è il fatto che il mezzo utilizzato più frequentemente per andare a scuola è l’auto, utilizzata nel 43,1% dei casi». Concorda il prof. Maurizio Casasco, Presidente FIMS, che auspica una collaborazione sempre maggiore tra pediatri e medici dello sport.

IL SONNO - E il tempo che gli adolescenti teleutenti e cibernauti non sottraggono al movimento lo sottraggono al sonno. Sempre secondo i dati SIP più del 50% va a letto dopo le 23 anche se il giorno successivo c’è scuola, e la percentuale sfonda il 90% se invece non ci sono lezioni.

IL BULLISMO - Tra le notizie positive che ci vengono dall’indagine la conferma di una contrazione del fenomeno del bullismo o, quantomeno, della percezione del fenomeno da parte degli adolescenti. A dichiarare di aver assistito (qualche volta o spesso) ad atti di bullismo è il 54% del campione. Un dato assoluto certamente non basso, ma significativamente minore rispetto al 61,5% registrato lo scorso anno e – soprattutto – rispetto al 75% che la medesima indagine aveva fatto registrare nel 2008. Quasi dimezzate dallo scorso anno sia la percentuale di chi pensa che un ragazzo o una ragazza prepotenti siano in gamba (dal 4,5 al 2,4%) sia quella di chi considera una spia chi riferisce gli episodi subiti (dal 10,5 al 5,1%). Accanto a questi dati complessivamente confortanti c’è però una realtà «sommersa» costituita dal cyberbullismo, ovvero persecuzioni, offese e molestie, perpetrate in rete, soprattutto attraverso i social network. Lo registra già il 43% degli adolescenti, percentuale che sale (ovviamente) al 62% tra i grandi utilizzatori della rete. «Il bullismo elettronico - commenta Luca Bernardo della direzione nazionale della SIP - permette un maggiore anonimato del bullismo diretto o di quello indiretto di tipo sociale, anonimato che può far diminuire il senso di responsabilità da parte di chi agisce, permettendo l'azione prevaricante anche da parte di soggetti che nella conflittualità sociale diretta non troverebbero la forza di agire. Il cyberbullismo, inoltre, consente al bullo di "diventare un eroe multimediale" e fa si che la vittima non rimanga vittima una sola volta, ma diventi la vittima catturata dall’infinito spazio virtuale; e l’ immagine (fotografia, film, ecc.) che riprende la violenza subita (verbale, fisica) viene immortalata e resa intangibile nello spazio virtuale».

Fonte: http://www.corriere.it/salute/12_maggio_10/adolescenti-sedentari-tucci_569e4de6-9a8b-11e1-9cca-309e24d49d79.shtml

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