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venerdì 11 maggio 2012

2012: già sottratti 190 milioni così evadono i professionisti

Ondata di controlli su avvocati, architetti, commercialisti, medici, ingegneri e notai. Dalla sottofatturazione all'elusione, tutti i meccanismi scoperti dalla Guardia di Finanza

CIRCA 190 milioni di imponibile Irpef nascosto al Fisco, 32 milioni di Iva non pagata. Il mondo delle professioni è nel mirino della Guardia di Finanza. Nei primi quattro mesi dell'anno le Fiamme Gialle hanno passato al setaccio studi e ambulatori, loft di architetti e uffici di notai. Circa 2.000 i professionisti coinvolti, sparsi per l'intero territorio nazionale, da Nord a Sud, dai piccoli centri alle grandi città.

Gli agenti li hanno selezionati utilizzando degli indicatori di rischio come la dichiarazione dei redditi, il tenore di vita e i precedenti giudiziari. Ne è emerso un mondo in cui l'evasione fiscale è ben presente, grazie a una lunga serie di trucchetti contabili: prestazioni sottofatturate, materiali pagati in nero per non stonare con i pochi incassi regolari, spese gonfiate con l'espediente dell'"anticipazione per nome e per conto". Fino alla pura e semplice omissione di fattura. Con la frase di circostanza pronunciata dalla segretaria di turno: "Vuole la fatttura o lo sconto?".

Alla fine il bottino della Finanza è consistente, in tutto 200 milioni di evasione fiscale, tra Irpef e Iva, da imputare al mondo delle professioni. E tanti casi eclatanti. Come il medico di Terni con una Mercedes da 65mila euro e una dichiarazione dei redditi da 10. L'architetto di Ascoli Piceno che omette di dichiarare 1,1 milioni di euro e l'ingegnere di Caserta che ne occulta 1,3. O il notaio di Napoli che li batte tutti, evadendone 1,5 milioni. Alla visita degli agenti tante le reazioni scomposte. A Cremona un commercialista ha cercato di riprendersi la contabilità in nero frugando direttamente nella valigetta di un ufficiale delle Fiamme Gialle. Risultato: una denuncia.
Ecco l'elenco di alcune professioni che cercano di truffare il fisco:
L'architetto
Un meccanismo per aggirare
le norme sulla detrazione al 36%
Per molti gli interessi contrapposti di professionista e cittadino-contribuente potrebbero essere l'arma letale contro l'evasione fiscale. Se chi compra il servizio può portare in deduzione le spese, sarà incentivato a pretendere la fattura. Sarebbe l'uovo di Colombo. La disposizione che consente di creare un contrasto d'interessi peraltro esiste: il famoso 36 per cento che ogni cittadino-contribuente può detrarre dalla propria denuncia dei redditi nell'arco di dieci anni a fronte di una ristrutturazione edilizia compiuta nella propria abitazione. Ma come dimostrano molti casi scoperti dalla Finanza, non tutto funziona. Ebbene, l'architetto al centro di uno di questi controlli ha regolarmente firmato il progetto e la planimetria del restauro della vecchia casa situata in un centro storico. Un lavoro elegante e ben fatto e, al termine dei lavori, ha anche rilasciato una regolare fattura che il contribuente ha allegato alla propria denuncia dei redditi ottenendo lo sconto fiscale. Peccato che l'architetto in questione abbia "dimenticato" di denunciare la fattura e di sommarla al proprio imponibile. Solo un controllo formale a campione sulle deduzioni del contribuente, incrociato con la partita Iva dell'architetto, ha consentito di svelare l'evasione.

L'avvocato
Cause civili troppo lunghe
il "nero" tra acconto e saldo
I casi di questo genere sono molti. Uno, ad esempio, è stato "pizzicato" in un piccolo centro del Nord e l'altro in una grande città del Sud. In Comune avevano il vizio di sottofatturare o non fatturare del tutto le proprie prestazioni. Come fanno, visto che si tratta comunque di parcelle relative ad atti pubblici? Potevano sfuggire al fisco cause civili o penali, divorzi, liti societarie o la difesa di un delinquente comune? Non avrebbero dovuto, ma nelle pieghe della inefficienza della giustizia italiana ci sono i margini per eludere il fisco. Il marchingegno funziona così: le cause civili possono durare anche più di dieci anni. Un tempo straordinariamente lungo che consente di diluire a dismisura i pagamenti, tra anticipi e saldo finale. Succede così che gli anticipi, spesso piuttosto congrui, si perdano nella notte dei tempi, calando una coltre di nebbia su pagamenti in nero e sottofatturazioni. Nel frattempo gli anni trascorrono e, soprattutto, sono trascorsi i cinque anni che fanno cadere in prescrizione le irregolarità fiscali. Il Fisco dunque, anche se individua l'avvocato colpevole, come è avvenuto in questi due casi, non può far scattare l'accertamento per avvenuta prescrizione. Un compito assai difficile per i militi delle Fiamme Gialle: chi può ricostruire pagamenti e anticipi che spesso finiscono negli scantinati degli studi legali?

Il medico
Visite con o senza ricevuta
e spunta anche il danno alle Asl
Oltre al classico "doppio prezzo" (con o senza ricevuta), le maglie tra le quali si è infiltrata la pratica dell'evasione è la cosiddetta "intramoenia allargata", cioè l'attività che i medici, dipendenti di una Asl, possono esercitare presso studi specialistici esterni alla struttura sanitaria ma per conto della Asl. In pratica il professionista esercita la propria attività e percepisce un corrispettivo che viene fatturato dall'azienda pubblica la quale, a sua volta, ha diritto a ricevere una percentuale di detto corrispettivo, pari al 25 per cento. La Guardia di Finanza ha individuato una serie di specialisti, sparsi qual e là per la Penisola, dal Sud al Nord, che invece di fatturare le prestazioni effettuate per conto della Azienda sanitaria locale di appartenenza, ometteva l'emissione del documento fiscale per nascondere alla propria amministrazione sanitaria le prestazioni eseguite. Così il prezzo della visita finiva direttamente nelle tasche del medico, ortopedico, oculista o cardiologo. A questo punto il reato notificato è stato doppio: da una parte c'è una classica evasione fiscale, ma dall'altra c'è anche un reato ben più grave di truffa ai danni dell'erario. La pratica dell'intramoenia allargata, da anni al centro di polemiche, è tuttavia ormai agli sgoccioli, il recente decreto milleproroghe ne prevede la cessazione per il 30 giugno prossimo.
 
Il notaio
Parcella divisa in due
per risparmiare sull'Iva
Emblematico il caso di un grosso professionista che opera in un agglomerato urbano del Centro Sud, ben conosciuto e stimato dalla cerchia dei suoi clienti. A differenza di buona parte dei suoi colleghi, in regola con il fisco, lui evade. Ma come ha fatto, visto che i notai operano con atti pubblici e hanno un cosiddetto "repertorio" dove devono annotare tutte le fatture e le notule emesse? Semplice: il marchingegno si chiama "spese anticipate in nome e per conto". Mettiamo che il costo complessivo della prestazione ammonti a 1.000 euro, ebbene il notaio in questione ha messo in atto un astuto stratagemma. Ha diviso in due la parcella: la prima parte, di circa 500 euro, è il compenso vero e proprio sul quale ha pagato regolarmente l'Iva. Gli altri 500 euro sono passati invece per spese "in nome e per conto", ovvero benzina, spese di ristorazione, noleggio di autovetture e così via. Su questa ultima parte relativa alle spese sono scattati immediatamente due vantaggi: il primo è che il notaio non è tenuto a pagare l'Iva sulle spese; il secondo è che l'importo può essere portato in deduzione come un costo. Un po' di disinvoltura, qualche artificio contabile, il cliente spesso in soggezione e senza informazioni sui meccanismi fiscali e amministrativi, e il gioco è fatto.

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/2012/05/11/news/dossier_fisco-34892200/

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