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lunedì 2 aprile 2012

Sicilia, pesanti segnali politici in seguito all’imputazione coatta del presidente della Regione

Sulla vicenda di Raffaele Lombardo, raggiunto giovedì dall’ordinanza del gip di Catania che ne ha disposto l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa, fa rumore il silenzio prolungato di due tra gli assessori di maggior peso del suo esecutivo: il prefetto Giosuè Marino e il pm Caterina Chinnici, figlia del giudice istruttore ucciso dalla mafia che starebbe meditando una loro linea d’azione. Ma vi sono anche segnali che sembrano pietre.
Il primo è arrivato dal ministro Elsa Fornero, che ieri pomeriggio avrebbe dovuto incontrare Lombardo a Palazzo d’Orleans. Fino a giovedì la riunione era confermata dal cerimoniale, tant’è che il governatore ne aveva discusso con la stampa. Ieri mattina il dietro front, improvviso. Visita annullata. “Sopraggiunti impegni” dicono dal ministero, ma c’è chi sussurra che la decisione sia stata presa per evitare “imbarazzi” al ministro.


Ma il vero nodo è il malessere degli alleati. Il Pd ha stabilito di riunire la direzione regionale lunedì prossimo, convocata per affrontare il “caso” Lombardo, col senatore Enzo Bianco pronto a guidare la truppa dei falchi che ne chiedono le dimissioni immediate e il segretario dimissionario, Giuseppe Lupo, a togliersi qualche sassolino dalla scarpa al cospetto dei fautori delle larghe alleanze e del governo politico, tra cui i senatori Giuseppe Lumia e Nino Papania.
Un altro segnale della situazione di tensione arriva dal fronte bilancio e finanziaria. La bozza di maxiemendamento al ddl di stabilità, definito a fatica dalla Giunta, è stato ’seppellito’ di botto, a poche ore dalla conferenza stampa che l’assessore all’Economia Gaetano Armao aveva convocato a Palermo nel pomeriggio per fare il punto. Invece, a sorpresa Lombardo ha riunito d’urgenza la giunta approvando la proroga di un mese dell’esercizio provvisorio (fino al 30 aprile). Un modo per tenere calma in questo momento delicato l’opposizione, pronta a fare ostruzionismo in aula contro la legge di stabilità.

Il clima è teso. La tensione cresce di ora in ora, c’è persino chi pensa già alle elezioni anticipate, previste se Lombardo dovesse dimettersi, scelta che il governatore ha assicurato che farà se sarà rinviato a giudizio dal gup. In questo scenario, in Sicilia si potrebbe andare al voto il prossimo autunno, con sei mesi mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura. Ipotesi che, tra l’altro, non dispiacerebbe a molti poichè in questo modo il Parlamento non avrebbe più il tempo di chiudere l’esame in doppia lettura della legge regionale che riduce da 90 a 70 i posti dei deputati all’Assemblea regionale.

Lombardo intanto ha chiesto di poter riferire all’Ars. Lo ha fatto inviando una lettera al presidente dell’Assemblea, Francesco Cascio. Scrive: “La vicenda di carattere giudiziario, alla cronaca degli ultimi giorni, consegna all’opinione pubblica l’esigenza che il presidente della Regione riferisca al Parlamento siciliano”.

Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, ha definito “un atto di chiarezza e serietà”, l’uscita del partito dal governo in Sicilia. “Non abbiamo problemi a stare all’opposizione di Lombardo – ha aggiunto – lo siamo stati coi governi Prodi e Berlusconi”. Mentre Gaetano Quagliariello (Pdl) afferma: “Noi coerentemente garantisti, tanti professionisti dell’antimafia hanno invece cambiato mestiere. Fa un certo effetto vederci scavalcati dai sofismi dei già duri e puri”.

È da escludere che per 10 anni Cosa nostra ha investito su un partito, il Mpa, sul suo leader e su suo fratello, accettando, dopo ogni competizione, di ricevere nulla in cambio e continuando a stipulare ancora accordi nelle successive elezioni. Lo sostiene il Gip di Catania Luigi Barone nel provvedimento con cui ieri ha disposto l’imputazione coatta del presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e di suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa, per concorso esterno in associazione mafiosa.

A sostegno della sua tesi il giudice cita la deposizione del pentito Maurizio Di Gati, reggente di Cosa nostra nell’Agrigentino dal 2000 al 2002, già nota perchè agli atti dell’inchiesta Iblis, che ha rivelato come l’ordine era quello di votare Mpa, considerato “partito emergente” al quale “ci si poteva rivolgere per gli appalti e per quello che si aveva bisogno”.

“Loro venivano – ha spiegato Di Gati – e noi gli davamo i voti, prima però stabilivamo quello che ci interessava e loro si impegnavano a farcelo avere”. Le dichiarazioni di Di Gati sono state contestate dalla difesa di Raffaele Lombardo nel processo per reato elettorale in corso sempre a Catania: “Il collaborante – ha detto l’avvocato Guido Ziccone – parla per cose apprese da altri e colloca l’appoggio al Mpa fra il 2001 e il 2006, ma il Movimento per l’automia è stato fondato nel 2005″.

La fiducia per il Gip Barone è fondamentale, come dimostra l’appoggio tolto dal boss Di Dio dopo che Lombardo si rifiuta di incontrare suo figlio. E il pentito Antonio Sturiale racconta di avere appreso de relato che Angelo Lombardo sarebbe stato bastonato perchè non aveva fatto fronte agli impegni presi con il clan Santapaola nelle elezioni regionali del 2008.

Un altro collaboratore, Gaetano D’Aquino, sostiene che Angelo e Raffaele Lombardo avrebbero avuto l’appoggio del boss Enzo Aiello, rappresentante provinciale di Cosa nostra, ma il governatore si sarebbe poi ‘perso di vista’, e accusava: ’stu curnutu scumpariu’ (questo cornuto è scomparso). In una intercettazione dei carabinieri lo stesso Aiello sostiene che ai Lombardo, durante la campagna elettorale, “ci resi i soddi nostri” (gli ho dato i nostri soldi). Secondo il Gip appare scarsamente ipotizzabile che se fossero venuti meno sistematicamente gli impegni presi nel decennale scambio patto elettorale Cosa nostra avrebbe continuato a appoggiare i Lombardo.

Nel provvedimento c’è la ricostruzione della “messa a posto” della Safab per i lavori del canale di gronda di Lentini, nel Siracusano. La vicenda era già emersa nell’ambito dell’inchiesta Iblis e riguarda l’intervento di un ‘colletto biancò, il geometra Giovanni Barbagallo, che avrebbe fatto da collegamento tra mafia, imprenditoria e politica e sarebbe stato vicino a Vincenzo Aiello, indicato come il reggente di Cosa nostra etnea. Barbagallo sarebbe intervenuto per un appalto della Safab, società che si occupa di grandi appalti edili pubblici e privati, nota per avere affittato una decina di giorni prima della strage di Via D’Amelio a Palermo un appartamento nello stabile dove abitava la madre del giudice Paolo Borsellino.

La società ha un problema con le autorizzazioni per un cantiere vicino Sigonella e lui promette l’appoggio “non tanto di Raffaele che è guardato a vista e non vuole vedere imprese” quanto con il fratello Angelo, parlamentare nazionale. L’incontro con Angelo Lombardo a Roma, dopo che un primo era andato a vuoto a Catania, è confermato anche dall’ex consigliere d’amministrazione della Safab, Paolo Ciarrocca, arrestato nel 2009 dalla Procura di Palermo e licenziato l’anno dopo dall’azienda. Secondo Ciarrocca, Angelo Lombardo, dal quale ottenne “solo generiche assicurazioni di disponibilità e la promessa di parlare con il fratello”, lo mise in contatto con il responsabile del genio civile che però non risolse il problema: “mi disse – ha ricostruito Ciarrocca ai pm – che non era possibile in alcun modo cambiare destinazione d’uso all’area”.

“Lo stesso Barbagallo  poi – ha precisato – non è riuscito a ottenere alcun risultato”. Per il Gip, però, l’intervento dimostra l’esistenza di un legame tra la famiglia di Cosa nostra e i Lombardo, che avrebbe rafforzato la mafia che avrebbe cambiato metodo: invece di minacciare gli imprenditori di rappresaglia si prospettavano i vantaggi di sottostare a un’organizzazione che aveva i favori di esponenti politici di spicco.

“Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte – conclude il Gip Luigi Barone – offrono, dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, “ex se”, l’archiviazione del procedimento”.

Fonte: http://www.canicattiweb.com/2012/04/01/sicilia-pesanti-segnali-politici-in-seguito-allimputazione-coatta-del-presidente-della-regione/

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