Arriva la riforma della scuola del ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, una riforma a cui il ministro sta lavorando e che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri mercoledì prossimo, tagliata sul principio del merito: in poche parole soldi a scuole e atenei migliori, e premi agli studenti più bravi. Premi che prevedono sconti e agevolazioni, tenendo conto del reddito, e in ogni caso canali preferenziali, selezioni e competizioni, per far sì che l'eccellenza approdi al mondo del lavoro, ai vertici della cultura e dell'arte. Un obiettivo ambizioso. E i tecnici del ministero stanno limando la bozza - non a caso battezzata «Pacchetto merito» - ovvero 25 articoli, dai 10 iniziali, cresciuti per rispondere alle critiche e richieste piovute da tutti i versanti. Ma il ministro è determinato, tanto che sembra propendere per un decreto, e non molla, tenendo fede al principio ribadito dal suo insediamento: la scuola e l'università italiana deve puntare all'eccellenza e alla competitività, in un mondo globale. Anche se resta il problema della copertura finanziaria, che per il governo dovrebbe essere a costo zero. Ad anticipare i capisaldi della nuova riforma è il quotidiano La Repubblica.
In ogni singola scuola superiore ci sarà lo «studente dell'anno», scelto dall'istituto tra chi avrà i voti più alti alla maturità, tenendo conto della media degli ultimi tre anni, dell'impegno sociale e del reddito familiare. Gli studenti migliori avranno in cambio sconti su trasporti e mostre, poi all'università avranno uno sconto del 30% sull'iscrizione. Appuntamenti stabili le olimpiadi della matematica, dell'italiano, dell'astronomia, nazionali e internazionali. Con «master class» estivi gratuiti per i più bravi.
Stessa linea per gli atenei: ci saranno i «migliori laureati» e i «migliori dottorati», idem nei conservatori e le accademie nazionali. Gli studenti che hanno ottenuto i crediti formativi universitari previsti e con votazione media non inferiore a 28/30 potranno anche sostenere l'esame di laurea con un anno di anticipo. Gli studenti dei corsi di dottorato di ricerca possono conseguire il relativo diploma con un anno di anticipo, previo giudizio del collegio dei docenti. Possibile l'iscrizione in due università di pari livello.
Anche i docenti dovranno fare la loro parte. In primis lotta all'assenteismo: i professori universitari avranno l'obbligo di 100 ore di didattica. E l'obbligo di scegliere i migliori cade anche sugli atenei: quelli che non assumeranno gli insegnanti migliori, scelti da una commissione ad hoc con un commissario straniero, vedranno diminuire i finanziamenti.
Anche qui i migliori saranno premiati: sono previsti premi per docenti e ricercatori universitari, «in numero non superiore al 20%», dopo «una valutazione pregevole della loro didattica», secondo criteri stabiliti con regolamento di ateneo.
Per favorire il ponte tra chi è più meritevole e capace e il mondo del lavoro gli atenei forniranno un elenco del 5 per cento dei laureati più bravi: saranno pubblicati sul sito del ministero dell'Istruzione e avranno una corsia privilegiata con incentivi fiscali per i datori di lavoro. Le università migliori aderiranno a un'organizzazione internazionale del baccellierato.
Per favorire l'internazionalizzazione degli atenei, incentivi per attrarre docenti dall'estero e per pubblicazioni in inglese. E ancora: al posto dei convitti nazionali e degli educandati statali arrivano i collegi italiani internazionali, un cambio ache qui nell'ottica dell'internazionalizzazione, così come l'adozione fin dal primo anno di studi superiori dei metodi linguistici Clil, di immersione linguistica.
Sul fronte delle iscrizioni - sempre secondo la bozza - resta il numero chiuso per Medicina e architettura, ma per ogni facoltà le matricole dovranno fare il «test diagnostico», per stabilire se l'indirizzo scelto è quello adatto, una cautela anticipata contro il classico abbandono del primo anno. Per i concorsi, resta l'abilitazione nazionale per il titolo di professore ordinario, associato o ricercatore. La commissione sarà composta da un membro designato dall'ateneo, tre esterni, sorteggiati, un quinto sorteggiato da una lista di studiosi negli atenei di Paesi Ocse. L'Agenzia di valutazione del sistema universitario e della ricerca stabilirà se i docenti prescelti avranno le caratteristiche richieste, altrimenti anche qui gli atenei perderanno finanziamenti.
Anche sul fronte delle arti la riforma intende puntare sui migliori con un sistema di premi, promuovendo quindi iniziative e competizioni nazionali e internazionali. Nasce anche il Premio nazionale delle arti. Al vincitore di ciascuna sezione artistica è riconosciuta la riduzione di almeno il 30% delle tasse. Il ministero dell'Istruzione, dal canto suo, si impegna a sostenere progetti di produzione, nel campo musicale, di rilevanza nazionale.
Fioroni: Profumo sbaglia, no al Decreto, serve confronto - Il ministro Profumo deve evitare di procedere per decreto e non deve puntare ad una «scuola per pochi». Lo ha detto Giuseppe Fioroni, deputato Pd ed ex ministro dell'Istruzione: «Serve una scuola di qualità non per pochi e l'avviamento professionale per tanti», ha affermato Fioroni. «La scuola italiana è una grande risorsa per il Paese. La nostra scuola deve avere l'ambizione di essere per tutti di qualità. L'emergenza rispetto all'Europa non è la certificazione del merito, ma la grande dispersione scolastica e la necessità di migliorare le competenze dei nostri studenti che sono sotto la media Ocse».
Cisl scuola: La fretta non aiuta a fare bene - «Una fretta che non aiuta a fare bene», così la Cisl scuola commenta la bozza della riforma varata dal ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, sottolineando che non ci sono riserve sul principio del merito, ma ci sono «forti dubbi» che «si possa seriamente promuovere il merito solo accentuando la competitività fra alunni e scuole». Secondo la Cisl scuola infatti «non si valorizzano le eccellenze se non cresce, in via generale, la qualità dei percorsi formativi».
Fonte: http://www.lapoliticaitaliana.it/Articolo/?d=20120603&id=61113
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