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martedì 29 maggio 2012

Per la Siria il massacro di Hula colpa degli islamici

Sulla drammatica situazione in Siria la diplomazia alza la voce mentre gli impotenti osservatori Onu presenti nel Paese registrano gli alti e bassi della mattanza in corso: dopo il massacro di Hula, attribuito a "terroristi islamici" dal regime e al terrorismo di Stato da parte di attivisti, almeno altre 26 persone sono stati uccise oggi, giorno dell'arrivo a Damasco di Kofi Annan, inviato speciale delle Nazioni Unite.
E mentre rimbalzano le voci di una nuova strage ad Hama sotto le bombe del regime, il presidente francese Fran‡ois Hollande e il premier britannico David Cameron hanno esortato la comunita' internazionale ad intensificare la pressione sul regime, annunciando a Parigi la prossima riunione del gruppo Amici della Siria. L'asse tra Londra e Parigi ha richiamato alla memoria di molti l'accelerazione impressa dall'allora presidente francese Nicolas Sarkozy e da Cameron ai tempi della crisi libica, sfociata nell'intervento armato.

Ma la situazione oggi e' molto diversa, all'Eliseo non c'e' piu' 'l'iper presidente' Sarkozy, e gli occidentali - almeno per il momento - non sembrano intenzionati a lasciarsi trascinare in un'altra guerra. Cosi', nel loro colloquio telefonico, Hollande e il premier britannico hanno sottolineato la determinazione a lavorare con la Russia, tradizionale alleato della Siria, per cercare una soluzione negoziata alla "crisi", riaffermando il loro appoggio alla missione di Annan "di fronte a questa inaccettabile situazione e al disprezzo dimostrato dal regime per il cessate il fuoco".
Anche l'ex segretario generale Onu Annan, giunto a Damasco e subito ricevuto dal ministro degli Esteri Walid al Muallim, ha lanciato un appello al governo perchè dimostri di essere "serio nella sua intenzione di risolvere pacificamente la crisi", inviando un "messaggio di pace" non solo al regime ma "a chiunque abbia un'arma". Intanto, sul sito del Centro di documentazione delle violazioni in Siria (Vdc), che da circa un anno pubblica giornalmente i bilanci dettagliati e aggiornati delle vittime della repressione e delle violenze, appaiono stasera i nomi di 26 vittime: tra queste si contano 18 civili e 8 tra militari e ribelli. Altre fonti riferiscono di 41 morti solo a Hama, caduti tra ieri notte e stamani all'alba in bombardamenti governativi.
Sullo sfondo, il massacro di Hula (108 morti, molti dei quali bambini) continua a far parlare. Dopo che la Russia ne aveva attribuito anche ai ribelli la colpa, il ministro siriano Muallem ha affermato che sono stati centinaia di uomini armati a compiere la strage. E in una lettera al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, il ministero degli Esteri di Damasco ha addossato la responsabilita' piu' specificamente a "terroristi islamici armati": secondo il regime, i killer hanno infatti usato coltelli, che sono una sorta di 'firma' degli attacchi dei militanti islamici.

 A dare manforte alla tesi siriana, l'agenzia Fars - dell'Iran, alleato di ferro della Siria - ha riportato che le vittime erano tutte appartenenti a famiglie pro-regime, uccise da mercenari provenienti da Afghanistan e altri Paesi arabi. Peccato che Hula sia notoriamente una roccaforte degli attivisti anti-regime e dei ribelli dell'Esercito libero. Lo stesso Annan ha evocato la mattanza di Hula: "I responsabili di questi crimini brutali devono risponderne", ha detto l'inviato speciale Onu, ammettendo che "il piano di pace dovrebbe essere applicato nel suo complesso, ma questo non sta avvenendo".
In tal senso sono intervenuti oggi gli oppositori all'estero e in patria rappresentati dal Consiglio nazionale siriano. Per il Cns, se la comunità internazionale "non è in grado di difendere il popolo siriano", i Paesi vicini all'opposizione devono fornire "mezzi efficaci per proteggere i civili". Il raggruppamento dell'opposizione è anche "favorevole a operazioni militari mirate per fermare i massacri".

Fonte: http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=165690

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