“Un polmone come quello dei beni sottratti alle cosche – forse 20 miliardi di euro nell’insieme – potrebbe rappresentare un potenziale strumento di crescita raggiungibile, prima di tutto, con una semplificazione amministrativa che velocizzi e renda più snelli gli iter di vendita e messa a reddito dei patrimoni confiscati”.
È quanto sostiene in un intervento pubblicato oggi sul quotidiano “L’Unità” Antonello Montante, delegato nazionale di Confindustria ai rapporti con le istituzioni e per la legalità e neo presidente regionale di Confindustria Sicilia.
Per Montante, che di recente ha lanciato anche la proposta di un rating antimafia per le imprese “sane” fatta propria dal governo, “bisognerebbe pensare a uno strumento giuridico nuovo che normalizzi tutti gli aspetti e permetta anche un cospicuo sgravio dello Stato facendo entrare più soldi nelle casse pubbliche”. Un modo per evitare che gli immobili rimasti invenduti e bloccati “perdano valore e di conseguenza interesse all’acquisto”.
Dopo avere esaminato le diverse criticità legate all’attuale normativa – dai rapporti tra il demanio e l’Agenzia per i beni confiscati, dall’affidamento ai Comuni degli stessi beni alla necessità di affidare a manager qualificati e competenti i patrimoni tolti alle cosche – Montante lancia la sua nuova proposta.
“La mia idea – spiega – è di tentare un primo esperimento, un progetto pilota, in un territorio scelto dove ci sono tanti beni confiscati: partiamo da lì per far sì che la ricchezza generata crei grande valore etico e culturale in modo da accreditare la convenienza economica della legalità e di screditare così la mafia”.
Fonte: http://www.canicattiweb.com/2012/04/30/sicilia-i-beni-confiscati-alla-mafia-sono-un-patrimonio-da-20-miliardi-di-euro/
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