Nel pomeriggio del 9 Maggio si è
tenuto un incontro sulle prospettive occupazionali del Jobs Act
organizzato dai Giovani Democratici di Piazza Armerina, il cui ospite
era il deputato della camera Giuseppe Berretta (PD), con alcuni amici
decidiamo di partecipare per capire meglio e per chiarire qualche
dubbio sulle caratteristiche di questa “riforma”.
Premetto che potrei sembrare di parte,
ma qualora dovessi scrivere qualcosa che non si attiene alla verità
mi si faccia subito presente.
L'Onorevole Berretta si è prodigato
per circa un'ora a difendere il suo partito (e ci può stare), a
parlare di legge elettorale (ci può stare?), infine poi ha
parlato, male a mio avviso, del famoso Jobs Act, cos'ha detto? Si è
più soffermato sulla necessità di andare a “riformare” il
mercato del lavoro e sull'articolo 18, questi sono i punti cardine
toccati dall'onorevole, non ha parlato di contratti, occupazione,
pensioni, costi del Jobs Act e tutto ciò che rientrava a pieni
titoli nel dibattito sulla riforma. Andiamo avanti.
Parte il giro di domande, chi era
vicino al PD ha fatto domande poco inerenti alla tematica (e anche
qui dico che ci può stare, forse), ovviamente, io stesso non potevo
sottrarmi nel fare una domanda, la più ovvia, la più scontata: ho
chiesto al deputato di farmi avere notizia di questi 92 mila
contratti in più che il suo governo ha sbandierato come successo
della riforma, spiegandomi inoltre perché Bruxelles ha bocciato tale
jobs act dichiarando che questi 92 mila contratti non sono altro che
una riconversione dei vecchi contratti, da qui è possibile spiegare
il perché solo una settimana fa l'Istat ha diramato i dati reali,
dichiarando che la disoccupazione in Italia è salita dello 0,2 %, a
quel punto il governo si è affrettato a dichiarare che “è ancora
presto per gli effetti della riforma messa in atto”, a questo punto
chiedo, qual è la verità? Mi è sembrata una domanda lecita, di
parte o no, i fatti sono questi.
Segue un'altra domanda molto
interessante, fatta da Giuseppe Nicotra (studente di Giurisprudenza)
la domanda verteva sulla questione “articolo 18” e su come
sarebbe cambiato il modo di licenziare, il modo di reintegrare un
lavoratore licenziato, insomma una domanda importante visto che si
parla di diritti dei lavoratori.
Le risposte? Alla mia domanda non ha
risposto, nemmeno un piccolo accenno (lo avrà dimenticato? ) mentre
alla domanda sull'articolo 18 ha dato una risposta lunga e vaga, non
rispondendo del tutto al quesito che gli era stato posto in
precedenza.
Insomma, finché si trattava di domande
poco inerenti al Jobs Act, tutti felici di rispondere, ma una volta
entrati nel dettaglio il deputato ha mostrato chiaramente di non
voler affrontare la questione, d'altronde, durante tutta la durata
dell'incontro mi è sembrato di assistere ad un comizio
propagandistico, e anche qui dico che ci può stare, che almeno però
avesse parlato coi fatti di cose concrete invece di parlare solo ed
esclusivamente di filosofia.
Colgo l'occasione per ringraziare i
ragazzi dei GD e ricordargli che non è mai troppo tardi per
ritornare sulla retta via.
Grazie e alla prossima.
Benito
Un'iniziativa che sembrava interessante, ma è stata un buco nell'acqua.
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